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Ma i negozi?

La prima tappa del Cammino Francese di Santiago, è lunga circa 27km, di cui 25 in salita, nel bel mezzo di niente, senza bar, negozi o altro. Questo però, l’ho scoperto solo strada facendo. Il mio non documentarmi mai prima di partire, per viaggiare alla scoperta del mondo, mi porta spesso in queste situazioni.

Arrivata col treno a San Jean Pie de Port alle 16 circa, avevo deciso di fare i primi 5km.

Secondo la guida che avevo scaricato online, c’era un albergue (gli ostelli sul Cammino si chiamano così) a quella distanza, il penultimo prima della tappa lunga. Ce n’era uno qualche km più avanti, ma molto più costoso.

Alla stazione avevo conosciuto altri temerari che alle quattro del pomeriggio volevano partire, senza neanche sapere se all’ostello ci fosse posto, così ci siamo incamminati.

  

5 km di salita, spesso ripidissima. Siamo arrivati all’ostello con la lingua sotto i piedi, nonostante le varie soste.

Per fortuna all’albergue c’è posto. Doccia, riposino e… si inizia a sentire un leggero languorino.

Un momento… ma… dov’è il market per fare un po’ di spesa? O il bar per mangiare un panino? Cioè, dove sono i negozi?

Semplice, non ci sono.

Passato il momento di panico, apriamo gli zaini e ognuno tira fuori quello che ha: una banana, una brioches, una barretta energetica… e devono bastare per nutrire 5 affamati! Ma siamo o no Pellegrini? Così decidiamo di farci bastare il tutto dividendolo da buoni fratelli.

Io però non mi arrendo, da buona italiana considero il cibo parte fondamentale della giornata, è la mia cultura. Così vado in cucina e mi metto ad aprire tutti gli sportelli: vuoto, vuoto, vuoto, vuoto, vuoto, un pacco di farina, una lattina di pomodoro, e del sale. Tutto quello che ci serviva per fare la pasta fatta in casa, non c’era bisogno di altro.

Inizio a impastare sotto gli occhi increduli delle persone straniere che nel frattempo erano arrivate in ostello. E loro, emozionati e colmi di gratitudine perché non avrebbero saltato cena, mi hanno anche dato una bottiglietta d’olio tascabile, perfetta per il tocco finale di pasta e sugo.

  

Tra una risata e l’altra, tutti abbiamo mangiato in abbondanza, e quella che poteva essere una (dis)avventura, si è trasformata in momento di condivisione tra fratelli Pellegrini.

Chiaramente la voce della buonissima pasta fatta in casa si è sparsa, e quindi l’ho fatta altre volte lungo il Cammino.

        

Una per italiani veri, e l’altra per un gruppo di stranieri di varia provenienza. C’era chi veniva dalla Germania, chi dall’Irlanda, chi dalla Russia. Non sapevano neanche che la pasta si potesse fare in casa. Sono rimasti tutti a bocca aperta, anzi… a bocca piena, perché gli è piaciuta tantissimo!!!

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