Ne ho sentito parlare spesso ma, nella realtà, non avevo mai visto da vicino una via ferrata.
Dopo i racconti di un amico ho deciso di percorrere la Ferrata degli Artisti a Magliolo, in provincia di Savona.
Trovata una buona compagnia e tutta l’attrezzatura necessaria ecco che sono partita all’avventura!
Ero emozionatissima.
Mi era stato spiegato di cosa si trattasse, ho visto molti video in merito e la cosa che più mi spingeva a voler fare questa esperienza era il lungo ponte tibetano sospeso nel vuoto che occorreva attraversare tra un pezzo di ferrata e l’altro.
Non ne avevo mai percorso uno e desideravo farlo da diverso tempo.
Era l’occasione giusta!
Seguiti tutti i vari suggerimenti di chi l’aveva fatta prima di noi, arriviamo al punto di partenza del sentiero che porta all’inizio della ferrata: una bella e lunghissima salita.
Sono arrivata in cima che ero già stanca.
Essendo io ‘l’anti-sport in persona’ non ero di certo allenata per un percorso simile, ma dai, alla fine ce l’ho fatta.
Il bello però doveva ancora arrivare.
Quello era solo il punto di partenza della via ferrata.
Con non poca emozione indosso l’imbragatura.
Fortunatamente, la persona con cui ho condiviso questa esperienza è esperta e mi ha aiutata: occorre “capire” l’attrezzatura e, ovviamente, indossarla bene.
La Ferrata degli Artisti è un percorso molto esposto: si rimane attaccati ad una enorme roccia sospesa nel vuoto per un bel po’ di tempo finché non si arriva in cima; se non si utilizzano correttamente le attrezzature si rischia la vita, perché si vola di sotto, nel vuoto.
Ero pronta.
Imbragata.
Carica.
Iniziamo con qualche prova.
Dovevo prendere confidenza e avere fiducia nell’attrezzatura, cosa per niente facile per chi, come me, non l’ha mai utilizzata.
La prova principale consisteva nell’agganciare il moschettone col filo più corto al piolo di ferro e… lasciarsi andare nel vuoto con la schiena.
Ero solo ad un paio di metri da terra ma lasciarmi andare nel vuoto, anche se solo per pochi centimentri, è stata comunque una sensazione particolare.
Avere fiducia nell’attrezzatura, anche sapendo che era sicura, non era poi così semplice.
Ho provato a salire qualche altro piolo e a ripetere l’operazione.
No, non riuscivo ad avere totale fiducia nel lasciarmi andare nel vuoto.
Sono salita ancora un po’.
Poi ho fatto l’errore di guardare di sotto e la mia mente ha iniziato a vagare.
Mille domande mi hanno affollato la testa:
‘E se arrivata a metà percorso, dove si rimane praticamente sospesi nel vuoto, non me la sento di andare avanti?’
‘E se mi sale il panico?’
Tornare indietro lungo una ferrata è estremamente complicato, forse ancora di più che salirla.
Per arrivare alla prima ‘via di fuga’ (il sentiero) ci voleva, a detta di chi l’aveva fatta prima di me, almeno un’ora di salita.
Sembra poco, ma salire un’ora su dei pioli di ferro attaccati ad una roccia sospesa nel vuoto, non lo è di sicuro!!
‘E se tra un piolo e l’altro c’è troppa distanza e devo usare la mia inesistente forza nelle braccia per tirarmi su?’
Non ce l’avrei mai fatta.
Volevo andare avanti, ma non ero convinta fosse la scelta migliore.
Chi poteva immaginare come avrei reagito un po’ più su?
Non potevo prevedere la reazione che avrei avuto una volta arrivata in alto.
Forse era meglio non rischiare.
Volevo ma sentivo che non dovevo.
Salire era un rischio troppo grosso e quando si tratta di sicurezza meglio non esporsi (nel vero senso della parola!).
Percorsi pochi metri, ho deciso così di tornare indietro.
Mi è dispiaciuto moltissimo abbandonare l’impresa ma sentivo che tutto ciò che stavo per fare rischiava di diventare pericoloso per me e per chi era con me.
E così, la mia prima esperienza di Via Ferrata non è andata come previsto… ma non è detto che non tornerò a provarci ancora!
Magari la prossima volta ne scelgo una più semplice per iniziare!
#disavventure