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Tappi per le orecchie al GP di Melbourne

Stavo guardando il Grand Prix con mio padre, poco prima di partire per l’Australia e scherzando gli ho detto: ‘vedrai che vado a lavorare al GP di Melbourne’.

Ero partita con il visto working/holiday che dura un anno e ti permette di lavorare. Per avere un altro anno, durante il primo visto è obbligatorio lavorare nelle farm o nelle fattorie.

L’intenzione era quella di restare dai 6 agli 8 mesi, e per questo prendevo in giro quelli che andavano a raccogliere la frutta nei campi, se non fosse che dopo un mese a Sidney, avevo già deciso che sarei voluta stare un altro anno.

Di li a pochi giorni sono partita lasciando il mio primo lavoro australiano in una caffetteria, per andare in una delle zone più conosciuta per le campagne in cerca di lavoro per il secondo visto.

Ho trovato un passaggio sul mitico Gumtree, sito che avevo conosciuto anni prima in Inghilterra, e che usavo tantissimo per tutto, dal trovare casa, al trovare lavoro, al trovare passaggi.

Furgoncino (che io amo profondamente), pronti partenza via, direzione Melbourne.

Tre ragazze, un ragazzo e il signore proprietario del mezzo che aveva messo l’annuncio, un bel gruppo di viaggio, ed è così che inizia il mio primo road trip australiano.

Percorriamo strade diverse, città e campagne, posti strani e cartelli stradali nuovi ai miei occhi, ero davvero entusiasta della scelta fatta.

      

Attraversiamo le Blue Mountains, chilometri e chilometri di strade strettissime. Da una parte la montagna e dall’altra il burrone, bisognava sperare di non incontrare una macchina che veniva in senso opposto. Non finivano più ste montagne, ore e ore nel mezzo di niente, con l’ansia di finire di sotto tanto era stretta la strada.

La notte ci fermiamo a dormire fuori, il viaggio era lungo, non era possibile farlo in un giorno solo.

Chiaramente il padrone del furgone decide di dormire dentro, ed essendoci un altro ragazzo, viene da sé che gli uomini stanno al chiuso e le donne all’aperto.

Una distesa di terra enorme, è lì che decidiamo di fermarci e montare la tenda.

Ovviamente non ho chiuso occhio, non ero solita dormire fuori, e si sentivano chiaramente un sacco di animali lì intorno. La mattina ho visto per la prima volta nella mia vita i canguri.

Erano loro che non mi hanno lasciata dormire, erano lì, veri, che saltavano qua e là nella natura, che spettacolo, ero davvero in Australia!

Riprendiamo il viaggio, e mentre stiamo per arrivare, il signore del furgoncino ci dice che sta andando a vendere i tappi fuori dal circuito di Melbourne per il Gran Premio, e che aveva bisogno di persone.

Non ci potevo credere, avevo già un lavoro, e di fatto lavoravo al GP, anche se non per il GP, ero gasatissima. Accetto di buon grado l’incarico e il giorno dopo iniziamo. Il GP durava 4 giorni, da giovedi a domenica, quando c’era la gara ufficiale.

Sono un’ottima venditrice, quindi non c’è da stupirsi se a metà giornata avevo già fatto un sacco di soldi. Chiaramente non era tutto incasso, ma avevo comunque tirato su un bel gruzzoletto, visto che ci pagava in percentuale.

Durante la giornata incontro gli altri del gruppo, che mi raccontano di essere stati fermati dalla polizia. Vendere i tappi fuori dal circuito era illegale, perché li vendevano ufficialmente dentro, quindi non eravamo autorizzati.

Con gli occhi ben aperti, ho continuato a vendere, fino a quando mi sono vista intorno diversi poliziotti, e me ne sono andata.

Rientrando in ostello trovo il resto del gruppo e il ‘titolare’ con la polizia, provo a far finta di niente, ma mi vengono subito incontro i poliziotti e mi chiedono se avevo lavorato per lui. Non me la sento di mentire, ammetto il fatto e mi chiedono il passaporto.

Ecco penso, ci siamo, la mia avventura australiana finisce qui, quasi ancora prima di iniziare.

Ma poi il poliziotto torna, mi restituisce il passaporto e mi avvisa che vendere i tappi fuori dal circuito non è legale, intimandomi di non farlo più. Mi scuso e me ne vado.

Il tizio si è preso una gran bella multa, in Australia non si scherza, ma per fortuna a noi non è successo nulla.

Entrando in ostello vedo dei ragazzi, conosciuti in precedenza, entusiasti perché il giorno dopo sarebbero andati a lavorare al GP. Chiedo dettagli e mi danno il numero dell’agenzia che assumeva. Chiamo subito, ma ovviamente hanno già trovato tutte le persone necessarie.

Peccato, occasione persa, ma almeno il primo giorno avevo lavorato.

La mattina successiva, per qualche strana e rara ragione mi sveglio presto e scendo in cucina a fare colazione.

Incontro Trevor l’irlandese, uno dei ragazzi assunti per lavorare al GP, che mi dice che stanno cercando un sacco di gente per lavorare, perché la maggior parte degli assunti ha fatto serata, si sono ubriacati e non si sono presentati.

In cinque minuti sono pronta, e che dire, sta volta al GP ci lavoro per davvero.

Io e Trevor dovevamo chiudere e aprire una strada con una corda, a seconda che dovessero passare i pedoni o le macchine, lavoro semplicissimo e ben pagato.

La domenica, arrivata l’ora della corsa, ho mollato tutto e sono andata a godermi la gara, in prima fila, dalla postazione vip dove lavoravo, dalle partenze, gratis, a fronte di un biglietto che sarebbe costato migliaia di dollari.

E per finire la serata, all’interno del circuito, concerto gratuito degli Who.

Che dire, è troppo bello quando la fortuna ti assiste.

Le foto sono non sono perfette, ma la Ferrari in prima fila si vede, eccome se si vede!

   

Che dire, dall’ansia di una possibile (dis)avventura, è nata una bellissima avventura.

 

 

 

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