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Al casello autostradale

21/06/2017, da un paio di giorni lavoro ad un congresso medico in Veneto, e alle 13.30 esatte finisce.

Sono le 11 del mattino e io devo ancora vedere come tornare a casa a Genova, in tempi brevi, perché non mi va di stare in giro fino a notte fonda visto che finisco presto, e senza spendere troppo, anche se il viaggio è rimborsato dall’azienda.

Controllo la lista dei partecipanti del mio gruppo per vedere dove vanno i quattro che sono venuti in macchina. Guardo le destinazioni e: uno a Rimini, uno a Bolzano, uno ad Arezzo e uno a Cuneo, la scelta è poca, ma devo accontentarmi se voglio almeno avvicinarmi a casa.

Appena mi passa davanti il dottore che va Cuneo, visto che la direzione è quella ed è la più vicina, gli chiedo un passaggio tra le righe, e lui accetta di buon grado. Gli dico che Piacenza andrebbe bene, anche perché avevo già controllato su blablacar e c’era una coincidenza.

Manco a dirlo, fortuna non avevo ancora avuto tempo per prenotare il passaggio, dopo neanche un’ora mi telefona e mi dice che deve partire subito per un’emergenza a casa. Mi sarei defilata volentieri, se non fosse che ero li per lavorare, e chiaramente sarei dovuta rimanere fino alla fine e assicurarmi che i trasferimenti per tornare a casa andassero bene e nessuno rimanesse a piedi o perdesse il volo.

Intravedo il dottore che andava ad Arezzo, faccio la vaga e mi avvicino e metto in atto il piano B. Gli chiedo con chi è in macchina e mi dice che essendo da solo, se qualcuno aveva bisogno di un passaggio, era disponibile. Gli chiedo che strada fa e gentilmente gli faccio presente che a me un passaggio farebbe proprio comodo.

Quasi come se gli avessi fatto un favore, lo vedo contento di questa soluzione, forse non gli andava di fare il viaggio in solitudine, e concordiamo di lasciarmi a Bologna, tanto è di strada.

A quel punto, essendo quasi le 13 e la fine del congresso si avvicinava, certa ormai che il viaggio non sarebbe stato cancellato, decido di prenotare un blablacar che avevo precedentemente visto, dato che avevo controllato tutte le soluzioni possibili da tutte le città li intorno.

Quando mi arriva la conferma della prenotazione mando un messaggio a Nicola e gli dico che sto lavorando, non posso chiamarlo, e gli chiedo se per lui va bene vederci al casello autostradale di Bologna. Ero già riuscita ad avere un passaggio dal dottore, mi dispiaceva fargli fare troppa strada per accompagnarmi chissa dove. Nicola mi propone di vederci al casello di Arcoveggio, e per me non cambia nulla, purchè sia un casello di strada va bene.

Gli dico che ho la batteria del telefono scarica, che saremmo partiti per le 14 circa e sicuramente in due ore o poco più sarei stata li. L’appuntamento era per le 16.15/16.30.

Avviso quando partiamo e do la destinazione al dottore, cosi la mette nel navigatore.

Appena partiti ci siamo messi a chiacchierare, chiacchierare e chiacchierare, abbiamo parlato praticamente tutto il viaggio, anche se eravamo due perfetti sconosciuti che si erano visti qualche minuto in due giorni, tra un appuntamento e l’altro del gruppo.

Il viaggio scorre veloce, la compagnia è buona, e senza manco accorgersene arriviamo a destinazione…..o per lo meno cosi pensa lui. Il sole è cocente, non c’è un briciolo d’ombra e io sono sola con la mia valigia, ma nonostante questo, dopo un ‘mi dispiace, non c’è neanche un po’ d’ombra’ il dottore fa inversione fuori dal casello, e appena prima di rientrare mi lascia all’ingresso, poco prima del passaggio col telepass.

Mi scrive Nicola e mi dice che in 10 minuti mi avrebbe raggiunta.

Aspetta, aspetta, e arriva la prima telefonata:

N: ‘dove sei?’

Io: ‘sono all’ingresso del casello autostradale’

N: ‘ah, non sei dove ti ho mandato la posizione?’

Io: ‘non l’ho aperta, ho visto che c’era scritto Arcoveggio, e siccome eravamo d’accordo al casello, mi sono fatta lasciare qui, ti ho detto che lavoravo e avevo il telefono scarico di batteria’

N: ‘è una matassa venire li, devo prendere l’autostrada, uscire e riprenderla’

Io: ‘guarda sono a piedi, non vedo come potrei raggiungerti, avevamo concordato il casello apposta’

  1. ‘va bene, arrivo’

Passano pochi minuti, nel frattempo mi stavo cuocendo il cervello con il sole e i 35 gradi, e arriva un’altra telefonata:

N: ‘guarda che il casello dove sei è solo di uscita, non posso venire fino a li’

Io: ‘figurati, vedo le macchine uscire da una parte ed entrare dall’altra, il dottore stesso è uscito da un lato ed è rientrato dall’altro, dove mi ha lasciata’

N: ‘allora aspetta che provo a capire dove è l’entrata’

Mi richiama dopo qualche minuto:

N: ‘ma dove sei?’

Io: ‘qui all’ingresso, davanti al telepass, non puoi sbagliarti, sono l’unica in strada con la valigia e senza macchina’

N: ‘non ti vedo, mandami la posizione’

Gli mando la posizione su whatsapp e mi richiama:

N: ‘guarda sei al casello sbagliato, sei a Bologna Interporto, e ci sono 15km, non posso venire a prenderti’

Io: ‘guarda mi dispiace, il dottore ha messo il navigatore, non so come sia potuto succedere, passa a prendermi, magari ti aggiungo un extra per il disturbo, in 10 minuti sei qui’ (i km erano solo 10 in realtà, era il casello prima).

N: ‘mi dispiace ma non posso, ci vuole troppo tempo’

Io: ‘ come ci vuole troppo tempo, e cosa fai, lasci una ragazza da sola al casello autostradale a Bologna Interporto, sapendo che non so neanche dove sono e abito a Genova?’

Ha detto che gli dispiaceva, ma non così tanto, visto che mi ci ha lasciata davvero al casello autostradale.

E ora?

Non potevo crederci, sola a 300km da casa, fuori dal casello autostradale chissà dove, con la batteria del telefono scarica.

Neanche il tempo di pensare troppo, e si ferma un camionista poco più indietro. Faccio una corsa con la valigia e:

Io: ‘Ciao, dove vai?’

Lui: ‘andavo a Bergamo, ma si è rotto il camion, tu dove vai?’

Io: ‘ah bene, andrei a Genova se sapessi come, aspettavo un deficiente che non viene più a prendermi’

Lui: ‘ti avrei dato un passaggio volentieri per un pezzo, ma non va’

Io: ‘c’è una stazione qui vicino che posso raggiungere a piedi?’

Lui: ‘qui sei nel mezzo di niente, a piedi non vai da nessuna parte’

Torno al mio posto e decido di fare una sorta di cartello. Avevo dei fogli in borsa, liste varie di lavoro, prendo la parte bianca e ci scrivo in grande GE. Non potevo scrivere Genova, se no chi lo vedeva in un foglio a4?

Tutti mi guardano passando, qualcuno suona, ma nessuno si ferma.

Mi viene da piangere.

Come è possibile che tutta sta gente vede una ragazza sola fuori dal casello autostradale, con un cartello e nessuno si ferma per chiedere se ci sono problemi? C’era pure una stradina interrotta dietro di me, chiunque avrebbe potuto accostarsi un momento, giusto per chiedere. Niente.

Mi appello a San Cristoforo, protettore dei viaggiatori, e come per magia, le mie preghiere vengono ascoltate.

Dall’altra parte della strada si ferma un camion appena uscito dal casello, praticamente di fronte a me.

Il tizio mi chiama, scende e gli vado incontro. Ragazzo giovane, pulito e gentile, eppure quando si parla di camionisti non è proprio il ritratto che ne farei.

In due parole gli spiego la situazione, e mi dice ‘prendi la valigia, sali su che ti accompagno da qualche parte, vediamo se c’è una stazione’.

Voi direte, che fai sali sul camion di uno sconosciuto? Si, ho girato il mondo da sola, so quando non c’è bisogno di avere paura, e poi, non si dubita mai della Provvidenza.

Mi aiuta a salire, mi porta su la valigia, mi offre da bere, mi porge il suo asciugamano per asciugare lacrime e sudore e mi rassicura. Inizia a cercare una stazione, ma l’unica vicina era chiusa, allora cerca momentaneamente un posto per fermarsi col bestione, e arriviamo in un’area di servizio.

Il giorno dopo sarebbe andato a Firenze, e mi ha detto che se volevo avrebbe potuto accompagnarmi in un albergo e il giorno dopo darmi un passaggio.

In realtà volevo andare a casa, mi ero un pò spaventata, ero via da tre giorni e avevo bisogno di una doccia.

Mentre valuto comunque la sua offerta, metto il telefono sotto carica e inizio a cercare un altro blablacar.

Ne trovo uno per Genova che partiva dopo mezz’ora, prenoto e appena arriva la conferma lo chiamo subito.

Mi dice che era un po’ in ritardo, ma che sarebbe venuto a prendermi dove ero. L’ho fatto accordare con il camionista, che gentilmente si era offerto di accompagnarmi qualora ce ne fosse stato bisogno, io non sapevo proprio dove fossi.

Che dire, Fabio il blablacar arriva a prendermi, e con immensa gratitudine saluto Franco il camionista e lo ringrazio per il suo aiuto.

Salgo in macchina, e due ore e mezza dopo sono arrivata a casa, sana e salva……che (dis)avventura però!!!!!

 

P.S. avrei voluto chiamare Franco e avvisarlo che sono arrivata a casa. Volevo ringraziarlo di cuore per essersi fermato e avermi aiutata nel miglior modo possibile. Sfortunatamente però non ho preso il suo numero, e tutto quello che so di lui, è che il giorno dopo sarebbe andato a Firenze.

Ovunque tu sia e chiunque tu sia, GRAZIE FRANCO IL CAMIONISTA!

 

 

 

 

 

 

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