Dopo un’estate trascorsa al lavoro, avevo deciso di concedermi un paio di settimane di vacanza, ed una delle mete era Playa del Silencio, nelle Asturie.
Per chi non lo sapesse il Principato delle Asturie si estende lungo una superficie di circa 10.000 km a Nord della Spagna, zona prettamente costiera e frastagliata che vanta spiagge mozzafiato e bellissime baie e cave naturali.
Raggiungere la “mia” Playa non sarebbe tuttavia stato semplice: dall’aeroporto infatti mi aspettavano ben due autobus (il primo fino ad Aviles, ed un secondo da Aviles a Cudillero, lungo la tratta “Aviles-Oviedo”). A seguire una mezz’oretta circa di camminata passando intorno al paese di Castenaras.
Bisogna tener presente che mi trovavo in un posto che non conoscevo, ed in piccoli paesini isolati, i cui abitanti oltre a non conoscere l’inglese, erano per la maggior parte restii a tentare di venirti incontro con la lingua.
Comunque, ostinata e decisa, andai e trovai la spiaggia, bellissima, selvaggia e davvero “silenziosa”, un luogo “tutto mio”, che volevo visitare fin dall’infanzia, e che finalmente riuscivo ad assaporare.
Purtroppo non sarei potuta stare a lungo lì, alle 21.45 avevo il volo dall’aeroporto delle Asturie fino a Madrid, avrei poi dormito lì e sarei ripartita il pomeriggio successivo per l’Italia.
Mi ero informata su tutti gli orari degli autobus, tranne in realtà quello da Cudillero ad Aviles. “Se l’ultimo autobus che da Aviles ferma a Cudillero è alle 18 circa, ce ne sarà uno che da Oviedo ferma a Cudillero a quell’ orario” Penasi. “Anche se lo prendo verso quell’ora, contando la coincidenza da Aviles arrivo tranquillamente in aeroporto per le 20”.
Avevo già fatto tutti i miei calcoli. Peccato che non riconobbi immediatamente la strada dalla spiaggia alla fermata dell’autobus, e che quest’ultima fosse solo una piccola capanna di legno completamente priva di orari ed indicazioni. Nonostante ciò, attesi fiduciosa, ma arrivati alle 17.50, capii che non c’erano più autobus, e che l’unica cosa da fare era prendere l’ultima corsa che portava dalla parte opposta (il famoso bus delle 18) e confidare nell’autista. “Purtroppo non ci sono più autobus da Cudillero per Avilles. Ma io mi fermo in un paese qui vicino da cui alle 20.30 passa l’ultimissimo mezzo per Avilles.”. Le 20.30 erano tardissimo per me, avevo l’aereo alle 21.45. L’avrei perso.
Non mi feci prendere dal panico, non aveva senso alcuno: ormai il mio volo lo avevo perso. Piuttosto cercai di trovare una soluzione quanto più in fretta possibile, e capii che l’unica cosa da fare era sperare in un altro aereo per Madrid la mattina dopo, preparandomi già mentalmente a sborsare altri 200 o anche 300 euro. L’attesa di quell’autobus delle 20.30 fu lunga, e non la dimenticherò più: io, da sola, in un posto perso nel nulla, al buio, e con tutte le doverose premesse fatte prima sugli abitanti e le fermate, nessuno che potevo chiamare, persino la mia macchina fotografica mi abbandonò al mio destino, a pensare come potessi risolvere col volo, coi miei problemi personali una volta finita la vacanza (cercavo casa a Milano in quel periodo) e poi a ridere della mia situazione così assurda, fino a mettermi ad un certo punto a canticchiare.
Il mio autobus se non altro arrivò puntuale, e la prima cosa che feci una volta giunta in aeroporto (erano le 22 passate) fu chiedere informazioni su un altro eventuale volo da prendere. Non so chi o cosa abbia intercesso per me in quel momento, ma per mia fortuna l’addetto, dopo avermi confermato che l’unica possibilità era prendere un altro volo, chiamò un suo collega: “ Scusa, ma perché non vai ad Oviedo e da li prendi un autobus per Madrid?” mi chiese lui con un inglese impeccabile “L’autobus per Madrid viaggia di notte e ci impiega circa 7 ore, faresti in tempo a prendere il tuo aereo per l’Italia il giorno dopo e risparmieresti molto rispetto ad un cambio volo”.
Effettivamente quell’autobus mi costava solo 32 euro, che rispetto ai 300 messi in preventivo per il volo, mi avrebbero fatto risparmiare un bel po’.
Peraltro compresi che non mi sarei potuta fermare a dormire lì in aeroporto perché essendo molto piccolo, lo avrebbero chiuso ad una certa ora.
“Ti amo” e “you’re my saviour!” furono le parole che non smisi mai di pronunciare mentre il signore mi mostrava orari e fermata per Oviedo, e io lo ascoltavo colpita dalla sua gentilezza e preparazione.
A parte qualche piccola incomprensione linguistica con gli autisti della mia coincidenza ad Oviedo, il mio viaggio per Madrid proseguì poi senza intoppi ed arrivai sì stanca ed estenuata, ma allo stesso tempo felice e grata per i luoghi visti, le emozioni provate e soprattutto la generosità delle persone incontrate che questa mia (dis)avventura mi aveva regalato.
di Giorgia Marchese