Vivevo a Cairns e seguendo le orme di alcuni amici gasati dopo averlo fatto, ho deciso di fare skydive, cioè lanciarmi da un aeroplano con il paracadute. No, non da sola chiaramente, non ho esperienza, ma con un professionista.
Praticamente ci si lega l’uno all’altra, si chiama tandem, l’istruttore dietro e la persona davanti.
Loro sono esperti, fanno centinaia di lanci al giorno, e hanno pure una telecamera attaccata al polso con cui riprendono tutto il volo, infatti, quando sono andata a prenotarmi, c’era uno schermo che mostrava i video di quelli che si lanciavano. Sembravano tutti contenti, tutti yeah, sorridenti, pollici in alto. Ho pensato che era proprio figo farlo, e non ho esitato un attimo nel prenotare.
Ci siamo incontrati con gli istruttori e altri aspiranti lanciatori nell’ufficio, e ci siamo recati in un piccolo aeroporto locale. Li ognuno con il suo maestro abbiamo fatto una mini-lezione.
Mi ha spiegato che prima e dopo il lancio avrei dovuto tenere le braccia incrociate, con le mani sulle spalle e aprirle quando lui mi toccava, e altri piccoli insegnamenti che avrebbero reso più semplice la discesa, oltre ad accorgimenti come il tenere la bocca chiusa durante la discesa.
Siccome mi conosco, è stata mia premura chiedergli: ‘ma se mi dimentico tutto, cosa succede?’ e lui mi ha risposto: ‘niente, devo solo faticare un pochino di più, ma non preoccuparti’. Mi sono tranquillizzata, non ho mai avuto una buona memoria.
Saliamo sull’aeroplano, e già avevo l’ansia.
Pensavo che magari non era la mia ora, ma se fosse stata quella dell’istruttore? E se si fosse sentito male? Lui era l’unico che aveva accesso al paracadute, e solo una settimana prima era morto Pietro Taricone proprio lanciandosi col paracadute.
Mi prende in giro mentre siamo su e iniziamo a volare alto nel cielo, vede che sono agitata e ci ride su, finché non cominciano i lanci, li mi prende proprio il panico.
Si potevano scegliere varie altezze da cui lanciarsi, e ovviamente ho scelto la più alta, 14 mila piedi, circa 4.26km. Per questo altri si sono lanciati prima di me, avevano scelto altezze più basse.
Gli dico che ho cambiato idea, ma lui mi indica la porta da cui ci si lancia, e mi dice che l’unico modo per scendere è attraverso quella. Lui divertito io terrorizzata, ma chi me l’aveva fatto fare?
Ci siamo, arriva il mio turno.
Non avevo il coraggio, ma con una bella spinta dell’istruttore voliamo nel vuoto.
Un minuto di caduta libera, il minuto più lungo della mia vita.
Avete presente lanciarsi nel vuoto per un minuto senza paracadute???
E quindi, chiaramente dimentico tutte le istruzioni, lui mi continua a dare colpi per aprire le braccia, la mia bocca rimane aperta per tutto il volo, e mi resta il mal di gola per una settimana, e sono talmente spaventata che rischio di farmela sotto. Ovviamente io non riuscivo a muovere un dito dalla paura, mentre lui, oltre ad occuparsi di me, teneva controllata l’altezza per aprire il paracadute, e addirittura mi filmava.
Per finire, apre il paracadute e risaliamo di colpo di 3 metri (sopra il cielo), e mi dà le maniglie per fare le manovre. Dentro di me pensavo: ‘questo è un pazzo, e se mi scappano?’.
Poi per fortuna ho resistito, nonostante fossero davvero difficili da tenere, ci è voluta molta forza.
In tutto questo devo dire che il paesaggio visto da lassù era davvero fantastico, che nonostante la paura sono contenta di averlo fatto, perché è davvero un’esperienza unica e sicuramente irripetibile, per lo meno per me. Alla fine, toccare terra è stato il momento più felice, e sono grata che sia andato tutto bene, ma l’emozione di volare sarà sicuramente indimenticabile.
Torno a casa e la prima cosa che faccio è guardare il video.
So che a differenza degli altri video che avevo visto, non ci sarebbero stati pollici in su e sorrisi felici, ma questo è veramente……va beh, giudicate voi!